In un contesto così poco incoraggiante, da parte dei piccoli imprenditori (specialmente se giovani e stranieri) diventa necessario rivolgersi a forme di finanziamento alternative non convenzionali che offrono una maggiore sensibilità solidaristica. Sulla rigidità di alcune norme e sulla pesantezza che ne deriva a livello amministrativo, le organizzazioni imprenditoriali sono intervenute a più riprese (richieste di strumenti che favoriscano lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e il miglioramento del sistema di formazione e orientamento professionale) e il mondo politico non è riuscito a rispondere alle attese in maniera adeguata.
La propensione alla creazione di nuove imprese da parte dei giovani italiani e stranieri è un tema complesso, solo in parte associabile al concetto di imprenditorialità in generale, cioè alla scelta degli individui di avviare una attività economica in proprio. Nel caso dell’Italia, qualche indizio per elaborare un profilo degli aspiranti imprenditori stranieri ad esempio, è stato raccolto grazie al progetto Start it up – nuove imprese di cittadini stranieri (Unioncamere e Ministero del Lavoro) realizzato nel 2012. Non mancano i soggetti il cui obiettivo è entrare in mercati potenzialmente emergenti: commercializzazione e posa di pannelli solari, la vendita di prodotti dell’agricoltura biologica, attività di import/export; dall’altro si rinvengono progetti innovativi più vicini al mondo artistico culturale nel caso degli stranieri: ludoteca multietnica/multiculturale, scuola di danza africana, servizi di traduzione linguistica. Il lavoro autonomo è percepito come un’opportunità di superamento di una situazione di svantaggio sociale. Sul tema del credito le risposte degli imprenditori soprattutto se giovani e se stranieri appaiono piuttosto differenziate. Da un lato, una parte degli intervistati dichiara che si tratta di un problema difficile per tutti. Dall’altro numerose risposte segnalano che soprattutto per queste due fasce è più difficile accedere al credito di impresa. Anche se attualmente un milione e mezzo di cittadini stranieri è già cliente di una banca, ad esempio, va proseguito il cammino verso una piena cittadinanza economica, poiché il perdurare degli ostacoli al credito potrà incidere molto negativamente sulle prospettive di integrazione socio-demografica in Italia. Trattandosi di risultati ancora provvisori, è evidente la stagnazione della domanda e i venti di crisi si sono abbattuti con violenza anche sull’imprenditoria sia giovanile che straniera. Le percezioni trasmesse dai soggetti più deboli iniziano a segnalare anche difficoltà per i progetti migratori. Una situazione che richiederebbe misure ed interventi eccezionali, perché a rischio è il potenziale produttivo dell’economia italiana nel suo complesso. L’imprenditoria (Fonte Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2014) incide di 1/7 sull’occupazione complessiva e in particolare l’imprenditoria straniera di 1/15. Di tutto questo, si può riscontrare che (per quanto riguarda gli stranieri) c’è più esito positivo in termini di bilancio per startup, nonostante le difficoltà burocratiche e di accesso al credito le imprese straniere sono aumentate del 4,1% rispetto a quelle italiane diminuite del 1,6%. Nel 2014 imprese straniere 497.000 con una incidenza sul totale del 8,2%. Nel Lazio, sono oltre 60.000, rappresentano il 12,2%; nella provincia di Frosinone sono 2.720, aumentate del 4,4% rispetto al 0,6% del 2012. Gli stranieri presenti a Frosinone sono il 4,2% (Fonte CCIA – Osservatorio sulle imprese 2014), la richiesta di accesso al credito per gli stranieri rappresenta 11%, per loro però, così come per i giovani imprenditori, a fronte di meno garanzie lievitano tantissimo i tassi di interesse e a causa di questa aggravante, ne deriva che il contributo del sistema creditizio sullo sviluppo economico locale tramite le imprese fatte anche da giovani e da stranieri ha subito una contrazione del 2,1%. Come già detto, l’imprenditoria straniera e quella giovanile è un importante motore di sviluppo economico. I giovani NEET in Italia sono ormai più di 2,4 milioni, generando, nella migliore delle ipotesi, il fenomeno del WORKING POOR e quindi una strada in discesa verso la “trappola povertà”. Solo nella provincia di Frosinone essi sono 186 mila e negli ultimi mesi, avendo continuato a perdere 14 mila unità di posti di lavoro, il numero è destinato a crescere ulteriormente. Le imprese condotte da giovani nel frusinate sono 5.571 unità, una cifra che ha però subito una contrazione del 2,8%, dato influenzato dal contesto economico difficile in cui operano. Dalle interviste condotte sia su giovani NEET, potenzialmente nuovi giovani imprenditori, e su giovani stranieri di seconda generazione, potenzialmente nuovi giovani imprenditori, si evince che le più importanti richieste, oltre la facilitazione all’accesso al credito, sono: nuovi e innovativi strumenti che possano favorire lo sviluppo dell’imprenditoria sia giovanile che straniera (23.80% del totale degli intervistati) e innovazione e miglioramento del sistema formativo e di orientamento professionale (7.70% del totale degli intervistati). L’accesso al credito tramite forme innovative non convenzionali, il supporto alle capacità imprenditoriali e di auto impiego dei giovani e dei giovani stranieri, rappresenta indubbiamente un fattore di successo per l’inserimento degli stessi nel mercato del lavoro e per il contrasto alla disoccupazione.