Oggi vorremo raccontarvi la storia di un giovane africano, uno dei pochissimi fortunati che, riuscito ad arrivare in Italia con un gommone, non si è dato per vinto ed ha affrontato e sconfitto un destino, che per molti suoi conterranei, è tremendamente crudele. Ha lasciato il Mali nel 2008, ed è arrivato in Libia, dove ha pagato uno scafista 700 dollari per raggiungere l’Italia. Hanno viaggiato con altri 28 disperati su una carretta del mare e sono arrivati, salvi, vicino a Siracusa. Per un periodo è rimasto in un campo profughi, poi ha ricevuto un foglio di via. Ma non se n’è andato, ha scelto la vita da clandestino; ha lavorato a Rosarno, raccogliendo arance e mandarini e nel gennaio 2010 ha vissuto in prima persona la “rivolta degli extracomunitari”.
Poi è arrivato a Roma, per mesi ha dormito alla Stazione Termini e per mangiare faceva la fila alla Caritas. Ma non si è dato per vinto, ancora una volta. Un giorno, con degli amici, ha provato a trasformare il latte in yogurt. All’inizio proponeva il prodotto finito ai mercatini biologici della città, oggi ha fondato la cooperativa sociale Barikama, dà lavoro a 6 amici e ogni settimana produce 200 litri di yogurt artigianale e biologico nel caseificio del Casale di Martignano (Roma). In un momento in cui l’Italia diventa sempre più terra di speranza per migliaia di migranti e profughi, la storia di Suleman Diaria, classe 1986, è una storia di tenacia e successo. Suleman è stato selezionato tra i finalisti per il MoneyGram Award 2014, premio all’imprenditoria immigrata in Italia, per la categoria Imprenditoria giovanile. “Non sono mai andato a scuola, né in Mali né in Italia – racconta Suleman – iniziando questa attività ho imparato l’italiano, a leggere e scrivere. E poi sono riuscito a integrarmi. E’ stata un’esperienza che mi ha cambiato il cuore e ho conosciuto tante persone”.
“Nel 2008 dopo due mesi passati in un campo profughi – racconta il giovane imprenditore – mi hanno dato un foglio di via. Sono rimasto a Siracusa da clandestino per un mese, con la speranza che un legale mi aiutasse a ottenere il permesso di soggiorno, ma questa persona non ha fatto nulla per me. Quindi mi sono trasferito a Rosarno, ho zappato la terra, raccolto arance e mandarini e ho vissuto in prima persona la rivolta del gennaio 2010″. Poi l’arrivo a Roma. “Vivevo alla stazione Termini con altri 140 amici e mangiavamo alla Caritas. Ma non avevo i soldi per chiamare casa”.
Se Suleman ha deciso di avviare questa attività è anche perché, ci tiene a sottolineare, aveva bisogno di soldi per potersi mettere in contatto con la sua famiglia. “In futuro vorrei tornare in Mali e avviare lì un’attività. E’ il mio sogno, vorrei dare lavoro a tante altre persone”.
Non vogliamo aggiungere altre parole, ci piace che questa storia venga letta così !!!