ALISEA, MOLTO PIU’ CHE UN GIARDINO

Da quando, nel 1984, Roger Ulrich, architetto svedese, pubblicò su Science uno studio comparativo sui vantaggi per i pazienti operati del poter godere della vista di un parco alberato dalla finestra della propria stanza, l’idea di un luogo di ricovero che aiutasse le guarigioni non solo per la competenza degli operatori, ma anche grazie ad una logica progettuale che privilegiasse un contatto con la natura, tornò ad affermarsi dopo più di 2000 anni dalla costruzione dei primi Asklepion nell’area mediterranea; infatti, come abbiamo avuto modo già di raccontare, 46 pazienti operati di colecistectomia vennero suddivisi in 2 gruppi: uno ricoverato in stanze le cui finestre guardavano su un verde parco alberato e l’altro, in stanze che guardavano un muro di mattoni. Il risultato fu che i primi non solo avevano minori probabilità di sviluppare ansia e depressione ma anche che avrebbero potuto tornare a casa.

Lo studio riaccese l’attenzione sull’opportunità che i luoghi di cura non avessero solo operatori motivati e competenti ma che fossero anche progettati con attenzione al maggior contatto possibile con un ambiente naturale gradevole e stimolante, tecnicamente la realizzazione di un sistema innovativo per il miglioramento del benessere e delle condizioni di vita della cosiddetta “utenza biologicamente fragile”, basato sull’innalzamento dell’efficacia dei trattamenti non farmacologici e con l’impiego di tecnologie immersive.

Dalla pubblicazione dello studio di Ulrich, le iniziative concrete sull’utilità di una stimolazione sensoriale positiva per i pazienti ospitati in strutture sanitarie si sono estese in tutti gli ambiti di cura. Sono stati pubblicati numerosi altri lavori sull’argomento con un’attenzione non solo sui vantaggi per i pazienti chirurgici ma, soprattutto per i più fragili: i malati in fase avanzata di malattia (impropriamente definiti terminali), quelli con deficit cognitivi congeniti o acquisiti, quelli in stato di minima coscienza. Inoltre, si è osservato che gli stessi vantaggi in termini di benessere psico-fisico si estendevano anche agli operatori ed ai visitatori.

Parlare di un giardino sensoriale equivale a parlare di un’applicazione progettuale di tutto quello che è risultato dagli studi sui vantaggi in termini di salute e di benessere di una stimolazione dei cinque sensi. Alisea si propone come un vero healing garden destinato a pazienti, visitatori e operatori. La sua progettazione modulare, “leggera” ed a basso impatto ambientale, non solo consente di andare incontro a diverse esigenze di stimolazione o raccoglimento, ma anche di adattarsi facilmente a realtà assistenziali diverse. Al suo interno, ogni persona potrà utilizzare strumenti destinati ad aiutarla a vivere con diversi gradi di “immersione”, un’esperienza unica. “Unica” non perché “straordinaria”, ma perché realmente personale. Infatti, non solo ogni stanza di Alisea è studiata per abbinare ad un determinato ambiente naturale, suoni e profumi attivati da appositi sensori all’ingresso dell’ospite ma, chi lo desidera, potrà scegliere da apposite liste i suoni e gli aromi da abbinare ad ogni stanza.

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Un primo importante obiettivo del progetto Alisea è la campagna di raccolta fondi presente su Sociallendingitalia.net, per raggiungere i fondi necessari a realizzare i lavori del giardino creando un percorso esperienziale e sensoriale immerso nella natura, dove sono previsti inserimenti tecnologici a supporto del percorso terapeutico. (testimonial d’eccezione  Umberto Broccoli vedi video)

Un giardino terapeutico è un particolare giardino curativo realizzato per soddisfare le esigenze di uno o più soggetti a livello fisico, psicologico, psichiatrico, emotivo, spirituale, riabilitativo, curativo e sociale cosicché tali individui possano ritrovare l’equilibrio psico-fisico. In particolare, i giardini terapeutici sono degli spazi verdi realizzati all’aperto presso numerose realtà sanitarie, socio-assistenziali, formative, professionali e domestiche. Un giardino terapeutico è un ambiente dominato dagli organismi vegetali, specificatamente progettato da professionisti qualificati per semplificare l’interazione passiva o attiva degli utenti con gli elementi curativi della natura e soddisfarne le peculiari esigenze e gli obiettivi predefiniti clinicamente.

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Per avere un riscontro sull’efficacia delle terapie non farmacologiche messe in atto anche attraverso le attività del giardino, verrà sviluppato un sistema di monitoraggio e orientamento basato sulle stesse tecnologie del sistema, dedicato agli ambienti interni, che fornisce al personale indicazioni su come interagiscono i pazienti con gli oggetti circostanti, quanto camminano, quali sono le occupazioni che ripetono maggiormente ed altri indicatori utili alla valutazione dell’efficacia delle terapie. Inoltre sarà previsto l’impiego anche di tecnologia quale la realtà virtuale  – del resto è ormai noto che l’impiego di questo strumento può aiutare le persone affette da particolari problematiche a vivere meglio: non una terapia vera e propria, ma un modo per stimolare sensazioni positive ad esempio attraverso la visione di un luogo piacevole. La realtà virtuale può aiutare le persone che soffrono stare meglio, lo stesso dicasi per quanto riguarda l’applicazione di stimolazioni multisensoriali: all’interno di un ambiente protetto e in presenza di un operatore sanitario i pazienti vengono accompagnati in un percorso fatto di colori, suoni e profumi per ridurre il disagio legato al ricovero.

Luci, colori, musica, profumi e esperienze tattili dunque, un ambiente protetto che contribuisce a mantenere attiva vista, udito, tatto e odorato e che crea benessere e rilassamento nel ricoverato, contribuendo al mantenimento delle sue capacità funzionali e che in questo momento ha bisogno di tutto il nostro appoggio per diventare una certezza. Doniamo un nostro contributo ad Alisea.

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