Recentemente Sociallending è stato caso studio in una tesi di Laurea in Economia presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, in cui argomento principale era il Microcredito dalle sue origini ad oggi. In questa tesi sono stati esaminati esempi importanti di microcredito sociale quale Yunus e la sua Grameen Bank (ricordiamo tra l’altro che convenzionalmente Yunus viene definito il padre del Social Business) e Kiva che, grazie al suo modo innovativo e rivoluzionario di fare microcredito, è in assoluto il miglior esempio di Lending Crowdfunding. Dopo due colossi del genere c’è stato posto anche per Sociallending, dall’altra parte tutto iniziò così, proprio con Yunus e Kiva. Ringraziando la cattedra del Prof. Stefano Supino per l’opportunità concessa, per continuare a raccontarvi cosa è Sociallending e cosa vuole realizzare, vi proponiamo l’intervista che la neo dottoressa Marta Monoscalco ci ha fatto per meglio compredere e spiegare la nostra idea di business sociale.
1. Come è nata l’idea di “Sociallending”?
Sociallending è nata tra i banchi dell’Università, esattamente dell’Università di Cassino, ma il processo che mi ha portato a concretizzarla è stato abbastanza elaborato. Per motivi vari ho sempre trovato affascinante il mondo del sociale tanto da raccontarne le varie dinamiche in ogni percorso che concludevo, così è stato per la tesi di laurea e quindi per la tesi finale del Master in Management dell’Impresa Sociale conseguito proprio a Cassino. Fondamentalmente Sociallending nasce dopo essermi posta due domande: perché, soprattutto in questi tempi di crisi, al di là di ogni procedura di valutazione del merito creditizio da parte delle banche, non c’è la voglia degli istituti di aiutare finanziariamente le persone che potrebbero farcela, ad esempio con idee imprenditoriali? Seconda domanda: perché, alla luce delle buone pratiche estere di “economia della condivisione”, vedi soprattutto negli USA che la crisi l’hanno attraversata prima di noi Italiani e l’hanno superata egregiamente, non riusciamo ad importare modelli che hanno dimostrato di funzionare, soprattutto con ottimi risultati? Decisiva è stata l’esperienza lavorativa anche nel settore finanziario, che mi ha vista quasi in antitesi con quelli che sono i metodi con cui si valuta o meno la capacità di un individuo di essere solvente nei confronti degli impegni instaurati con gli istituti finanziari e/o bancari. In conclusione di tutto ciò, folgorata poi dal Social Business di Yunus, sempre più desiderosa di conoscere le opportunità di un fenomeno innovativo come il Crowdfunding, nello specifico il modello Lending di Kiva, sono arrivata all’ideazione del progetto di Sociallending.
2. Perché Sociallending vorrebbe rivolgersi maggiormente agli immigrati e non ad altre categorie di persone?
Sociallending risponde a quel numero sempre crescente di “NON BANCABILI”, che vogliono intraprendere attività imprenditoriali anche innovative e che per l’aumento del fenomeno del CREDIT CRUNCH vedono limitarsi l’accesso al credito. L’obiettivo di Sociallending è quello di diventare quanto prima una startup innovativa a vocazione sociale; ci proponiamo di creare occupazione e inclusione sociale, per iniziare, soprattutto fra gli immigrati e di renderli così alla lunga anche protagonisti di politiche di sviluppo nazionale e internazionale e perché no, fonte finanziaria dei loro paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo. Gli immigrati è un target preso in riferimento come pilota perché dopo vari studi condotti sono emersi, secondo noi, alcuni aspetti fondamentali: 1) la forte competenza in campo digitale dei giovani immigrati di seconda generazione residenti in Italia; 2) la capacità di coinvolgimento nelle idee imprenditoriali, tanto da portare i più ad affermare con dati certi alla mano, che la giovane imprenditoria straniera può apportare valore aggiunto all’economia italiana con percentuali, seppur minime, superiori a quelle nostrane, 3) la maggiore chiusura delle banche verso gli stranieri o, nel caso in cui si concedono finanziamenti, i tassi applicati sono maggiori rispetto a quelli praticati per gli Italiani; 4) la voglia dei giovani immigrati, partendo dalla seconda generazione, di mettersi in gioco seriamente, come i propri coetanei italiani, alla luce del dilagante fenomeno della imprenditoria innovativa soprattutto se tecnologica, della serie in Italia una buona startup, magari innovativa, può anche non essere completamente “battente” bandiera Italiana. Fermo restando dunque che il target dei giovani immigrati è un target pilota, siamo convinti che i nostri studi sulla fattibilità e replicabilità di Sociallending possano condurre ad un modello di prestito sociale attraverso il Crowdfunding, che sia utilizzabile per qualsiasi segmento di clientela a rischio esclusione sociale e soprattutto a rischio trappola della povertà. La nostra Mission quindi altro non è che la diffusione attraverso una piattaforma di Crowdfunding del prestito sociale P2P attraverso un innovativo sistema di networking, evitando così l’intermediazione finanziaria. E’ fondamentale che le giovani imprese nascano e crescano in un ambiente in cui ci siano condizioni favorevoli; “la Finanza dal Basso” sta divenendo uno strumento essenziale per l’ avvio di una startup, così come potrà esserlo anche in Italia il Crowdfunding; esso mobilita sicuramente la folla, ma soprattutto in Italia c’è molto da fare. Vi riporto alcuni dati pubblicati recentemente dal Sole24ore: 5 miliardi di dollari raccolti a livello mondiale, 30 milioni di Euro in Italia: 6,5 milioni di € raccolti col crowdfunding varie modalità, 23,5 milioni di Euro raccolti col social lending, fino ad ora però solo attraverso istituti di pagamento.
3. Qual è il servizio che si vuole offrire attraverso Sociallending?
A differenza delle due piattaforme conosciute di Crowdfunding Lending Based presenti in Italia (Smartika e Prestiamoci, qualificate come istituti di pagamento) il nostro servizio si propone di essere la prima vera piattaforma di crowdfunding lending based conforme alle effettive caratteristiche di questo modello di finanza dal basso, essendo semplicemente il primo e rivoluzionario Social Network che mette in contatto individui e filantropi, organizzazioni e rappresentanti di comunità etniche, disposti a prestare e persone immigrate, nel caso del target scelto come pilota, che cercano un prestito, esercitando una attività di social lending in microprestiti senza fornire servizi di pagamento e spese di intermediazione finanziaria.
4. Qual è l’impatto che Sociallending ha nei confronti dell’innovazione?
Sociallending nasce da studi importanti condotti proprio sull’innovazione e in particolar modo sull’innovazione sociale; si pensi l’innovazione sociale come un grande ombrello, sotto il quale coesistono vari ambiti su cui intervenire: uno di questi, ad esempio, è la finanza d’impatto altrimenti conosciuta come finanza sociale. Il crowdfunding di per se, al di là di ogni sua applicazione sociale o meno, sta prendendo sempre più il sopravvento nel campo dell’innovazione in generale: ciò significherebbe una rivoluzione in un mondo spietato come quello della finanza, partendo proprio dal basso. L`innovazione è necessaria, è indispensabile, è rischiosa, è costosa e richiede tempo, pazienza, sapienza ed ottimismo; cosa fondamentale e diciamocelo pure, innovare richiede risorse finanziarie e supporto legislativo. L`innovazione è la soluzione di un problema, è un processo che permette il raggiungimento di maggiore efficienza e efficacia e che permette una maggiore creazione di valore per il fruitore finale di un azienda ad esempio, per una comunità, per un paese o per un’intera comunità. L`innovazione non è un invenzione. L`invenzione infatti può esser definita come la creazione di un prodotto o processo per la prima volta; l`innovazione è invece il miglioramento di un processo o di un prodotto/servizio che permette un’ evoluzione di questo nella capacità, qualità, e quantità d`utilizzo. Definito il concetto di innovazione, credo sia importante ora, capire che l`innovazione è applicabile a qualsiasi mercato o prodotto. Tecnologia e ricerca possono facilitare la creazione di processi innovativi, ma sicuramente non sono gli unici elementi necessari per innovare. L`innovazione richiede intuito, iniziativa e coraggio; per innovare bisogna soprattutto saper rischiare. Alla luce di tutto ciò, sono profondamente convinta che Sociallending risponda a tutte queste caratteristiche ed è indubbio ormai che può essere uno strumento decisivo anche per un nuovo modo di concepire la finanza, donandole un aspetto molto più umano di quello che finora ha rappresentato.
5. Come giudichi Sociallending, quale dovrebbe essere il giudizio che gli utenti dovrebbero dare?
Spero che possa essere il più positivo possibile, il giudizio dico, anzi, credo che quanto prima riusciremo a rendere sempre più palese questo nostro obiettivo. Faciliteremo l’accesso al credito per i non bancabili e nuove forme di imprenditorialità attraverso l’innovativo strumento del Lending Crowdfunding. Visti i successi a livello mondiale, si possono mobilitare delle risorse finanziarie significative, magari non di importo elevatissimo e concedere piccoli prestiti ad alcune migliaia di persone; tutto questo sarà un importante contributo al superamento della crisi attuale, un obiettivo realistico e possibile. Come giudico Sociallending probabilmente sembrerà di parte, ma ha grossi fondamenti di realtà: superata la normativa Banca d’Italia, le maggiori criticità in questo momento, sono rappresentate dalla necessità di approvvigionamento finanziario minimo indispensabile per la creazione di un piccolo fondo a garanzia che Sociallending metterà a disposizione dei finanziatori dei vari progetti, sebbene il rischio insolvenza verrà diversificato con la possibilità che ogni progetto potrà essere sostenuto da più finanziatori, quindi riducendolo e con l’utilizzo di microassicurazioni a copertura. Una analisi swot di Sociallending ci porta ad individuare una serie di opportunità e una potenziale minaccia. Sul primo versante, la più grande opportunità è costituita dal fatto che Sociallending rappresenta il primo modello di piattaforma crowdfunding lending based in senso stretto del termine e altresì la prima piattaforma di lending crowdfunding No profit, non riconducibile ad un istituto di pagamento; l’opportunità è dunque dare vita a una nuova forma di Social Banking basato sull’economia collaborativa; la più grande minaccia in questo momento potrebbe invece essere rappresentata da un intervento di contrasto delle lobby Bancarie.
In un contesto così poco incoraggiante per i piccoli imprenditori (specialmente immigrati) diventa necessario rivolgersi a forme di finanziamento alternative, pur applicando tassi indubbiamente più elevati che offrono una maggiore sensibilità solidaristica. Sulla rigidità di alcune norme e sulla pesantezza che ne deriva a livello amministrativo, le organizzazioni imprenditoriali sono intervenute a più riprese anche se il mondo politico, non è riuscito a rispondere alle attese in maniera adeguata. In particolare per quanto riguarda il mondo che ruota intorno al discorso dell’immigrazione, la propensione alla creazione di nuove imprese da parte degli immigrati è un tema complesso, solo in parte associabile al concetto di imprenditorialità in generale, cioè alla scelta degli individui di avviare una attività economica in proprio. Nel caso dell’Italia, qualche indizio per elaborare un profilo degli aspiranti imprenditori immigrati è stato raccolto grazie al progetto Start it up – nuove imprese di cittadini stranieri (Unioncamere e Ministero del Lavoro) – realizzato nel 2012, in alcune regioni dotate di dispositivi di incentivazione alla creazione d’impresa. Non mancano i soggetti il cui obiettivo è entrare in mercati potenzialmente emergenti: commercializzazione e posa di pannelli solari, la vendita di prodotti dell’agricoltura biologica, attività di import/export; dall’altro si rinvengono progetti innovativi più vicini al mondo artistico culturale degli immigrati: ludoteca multietnica/multiculturale, scuola di danza africana, servizi di traduzione linguistica. Il lavoro autonomo è percepito come un’opportunità di superamento di una situazione di svantaggio sociale. Sul tema del credito le risposte degli imprenditori e degli artigiani immigrati appaiono piuttosto differenziate. Da un lato, una parte dei nostri intervistati dichiara che l’accesso ad eventuali finanziamenti è un problema comune di difficile soluzione. Dall’altro numerose risposte segnalano che per gli immigrati è più difficile accedere al credito di impresa. Anche se attualmente un milione e mezzo di cittadini stranieri è già cliente di una banca va proseguito il cammino verso una piena cittadinanza economica, poiché il perdurare degli ostacoli al credito degli imprenditori immigrati, potrà incidere molto negativamente sulle prospettive di integrazione socio-demografica in Italia. Non aiuta la stagnazione della domanda e l’assetto recessivo dell’economia italiana. Entrambi i fattori si sono abbattuti con violenza anche sull’imprenditoria immigrata. Le percezioni trasmesse dai soggetti più deboli iniziano a segnalare anche difficoltà per i progetti migratori. Come vedi i presupposti per giudizi positivi ce ne sono tantissimi e soprattutto si sta lavorando duramente per dimostrare che possiamo aver ragione !!!